La Medicina Morale
Qualche settimana fa è passata un po' in sordina una notizia che mi ha fatto molto riflettere: nel Regno Unito si sta pensando di negare cure mediche gratuite alle persone obese che non accettino di modificare il loro regime alimentare e di dimagrire. Questo perchè è ormai ben nota l'associazione tra obesità e altre patologie cronico-degenerative come diabete e malattie cardiovascolari, che "pesano" parecchio sulla spesa sanitaria dei paesi occidentali. Chi decidesse di cambiare vita avrebbe come premio la salute e con i soldi risparmiati, per dirla in politichese, si potrebbero "liberare nuove risorse" per programmi sanitari altrimenti non realizzabili: una sorta di promozione per i "virtuosi", quindi. Dal punto di vista della politica sanitaria (per quel che ne capisco), nulla da eccepire: per quanto alto sia il budget di cui si dispone, non sarà mai sufficiente a coprire tutte le richieste di salute di una popolazione, soprattutto considerando l'aumento della vita media e la scoperta continua di nuove tecniche diagnostiche e di nuovi farmaci (che devono ripagare le spese di ricerca e arricchire le case farmaceutiche).
Quello che mi infastidisce e un po' preoccupa è invece il lato diciamo "filosofico" della cosa: mi pare che questa scelta tenda a proporre una visione morale della pratica medica, per cui l'accesso alle terapie è garantito ad un certo numero di eletti, osservanti che la Legge individua tra tutti in base a parametri più o meno arbitrari.
Chi può, in tutta coscienza, dire di non aver mai tenuto comportamenti a rischio per la propria salute? Di quante delle cose che facciamo o mangiamo ignoriamo l'effetto sul nostro fisico? E se un domani si stabilisse che, per ottenere trattamenti gratuiti per un melanoma, bisogna dimostrare di aver preso tutte le precauzioni possibili nell'esporsi al sole?
Non ho mai pensato, quando mi sono iscritto alla Facoltà di Medicina, di fare il Giudice: non credo che un Medico debba istruire un processo ad una persona malata, nè condannarla o assolverla; piuttosto, che ogni paziente debba essere curato sempre e solo sulla base della gravità del quadro clinico e delle possibilità terapeutiche disponibili in quel momento.
Quello che mi infastidisce e un po' preoccupa è invece il lato diciamo "filosofico" della cosa: mi pare che questa scelta tenda a proporre una visione morale della pratica medica, per cui l'accesso alle terapie è garantito ad un certo numero di eletti, osservanti che la Legge individua tra tutti in base a parametri più o meno arbitrari.
Chi può, in tutta coscienza, dire di non aver mai tenuto comportamenti a rischio per la propria salute? Di quante delle cose che facciamo o mangiamo ignoriamo l'effetto sul nostro fisico? E se un domani si stabilisse che, per ottenere trattamenti gratuiti per un melanoma, bisogna dimostrare di aver preso tutte le precauzioni possibili nell'esporsi al sole?
Non ho mai pensato, quando mi sono iscritto alla Facoltà di Medicina, di fare il Giudice: non credo che un Medico debba istruire un processo ad una persona malata, nè condannarla o assolverla; piuttosto, che ogni paziente debba essere curato sempre e solo sulla base della gravità del quadro clinico e delle possibilità terapeutiche disponibili in quel momento.
1 commenti :
Hai ragione nel dire che il medico non deve essere un giudice morale. Pero' tempo fa ho conosciuto uno che dopo due operazioni al cuore continua a bere, a fumare e non seguire i consigli dei medici. In questo caso io troverei giusto che la prossima operazione (se ci arrivera') se la paghi di tasca sua.
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