martedì 24 novembre 2009

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domenica 22 novembre 2009

Girare la frittata – Silvio elogia la sinistra

 

frittata_contadina Due anni fa, più o meno di questi tempi, nasceva la rivolta contro la Casta: politici spendaccioni e fannulloni, stipendi da favola e (apparentemente) inaccettabile assenteismo parlamentare. Da allora le cose non sono cambiate, ma le circostanze politiche lo sono profondamente: il Pdl si è trovato maggioranza in Parlamento e così la casta percepita è stata relegata a sinistra.

Anzi, amplificando e distorcendo alcuni dati di fatto e facendo leva su quel populismo che sempre premia* chi se ne fa per primo bandiera, ora la vera casta sarebbe quella dei dipendenti pubblici (ma anche dei giudici, dei giornalisti, dei nomadi, degli stranieri): se sei un impiegato e non vai a lavorare in quanto ammalato rischi di essere tacciato di “fannullone”.

Se invece sei parlamentare e salti ripetutamente il voto in aula ti becchi l’elogio di Berlusconi, perché non sei un “professionista della politica” come quei beceri della sinistra:

"Qualche volta manchiamo al voto ma solo perché non siamo professionisti della politica e funzionari di partito come quelli della sinistra. Siamo gente che lavora. […] Stare in Parlamento è davvero molto pesante. Si fanno sedute con tanti emendamenti alle leggi, ma questa è la democrazia ed è giusto che sia così. La maggioranza è molto solida e continueremo a governare per i prossimi tre anni e mezzo, intendiamo portare a termine responsabilmente il mandato assegnatoci dagli elettori".

L’etica del lavoro vale solo per farsi i propri affari, evidentemente. Prima di diventare un insulto, la professionalità era qualifica di merito; per quanto ni riguarda, ancora lo è. Dunque, ben vengano questi riconoscimenti per l’opposizione: ringraziamo Berlusconi.

 

*nel breve periodo, almeno: vedi appunto la parabola già discendente della polemica sulla Casta e la popolarità in calo delle iniziative di Grillo.

 

venerdì 20 novembre 2009

White Christmas (il catechismo del leghista)

 

Ora, mentre si trovavano in quel luogo,

si compirono per lei i giorni del parto.

Diede alla luce il suo figlio primogenito,

lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia,

perché non c'era posto per loro nell'albergo.

(Luca 2, 6-7)

Si avvicina il Natale, quelli della Lega han deciso di fare il presepe a modo loro (ma forse l’han confuso con Halloween):

L'amministrazione comunale di Coccaglio, nel Bresciano, poco meno di settemila abitanti, 1.500 stranieri, ha inaugurato l'operazione 'White Christmas': fino al 25 dicembre i vigili urbani andranno casa per casa a suonare il campanello di circa 400 extracomunitari, quelli che hanno il permesso di soggiorno scaduto da sei mesi e che devono aver avviato le pratiche per il rinnovo, "se non dimostrano di averlo fatto la loro residenza viene revocata d'ufficio", dice il sindaco Franco Claretti.

 

L’assessore alla sicurezza (saggio e teologo sopraffino, come si può ben vedere):

Natale non è la festa dell'accoglienza ma della tradizione cristiana

 

Bossi (non il figlio trota, il patriarca in persona):

"E' sgradevole il nome ma il comune ha applicato la legge. Non c'era bisogno di chiamarla White Christmas, si poteva chiamare 'Natale controllo della regolarita''. A volte anche la forma e' sostanza''.

Non gli piace il nome, porello. E certo! Natale ormai evoca troppo il consumismo. In inglese, poi: fosse stato dialetto, magari…

 buon-natale

 

Dice: che vuoi aggiungere? Ne han parlato quasi tutti, quelli là son dei balenghi (pericolosi).

Io non aggiungo niente, in effetti. Per una volta vorrei lasciare il campo a uno che qualcosa ne sa e che potremmo definire “il diretto interessato”, insomma il Fondatore:

Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 41

(Matteo 25, 34-40)

 

mercoledì 18 novembre 2009

Panorama italiano IV – la rive gauche

Uno sguardo all’altra riva: L’UDC vedrebbe bene un lodo Alfano bis con legge costituzionale: per carità. Di Pietro e altri organizzano il no-B day per il 5 dicembre; degli sconsiderati del PDL vogliono contrapporre (negli stessi luoghi e data) il sì-B day: ultrà contro ultrà, 0-0 assicurato e altissimo rischio di botte da orbi.

Tanto rumore per nulla: le iniziative di democrazia dal basso stanno pericolosamente aumentando di numero: pericolosamente per chi le indice, purtroppo. E la loro capacità di smuovere le coscienze decresce in modo proporzionale. Chi le conta più, le manifestazioni (come fanno, a Roma, i residenti? quanti cortei sfilano ogni giorno?), le petizioni, le raccolte di firme con la faccia pulita di Saviano (e scrive uno che ha aderito a tutte), i referendum minacciati e quelli promossi da Di Pietro e Grillo? Temo ci stiamo abituando a considerarle fatti normali della vita quotidiana, tanto da spostarle sullo sfondo, quasi fossero un complemento d’arredo per siti web e piazze d’Italia:

 ah, un’altra campagna per la legalità? Bella, aspetta che aderisco! Ma non è la stessa della settimana scorsa?

Chissà questa volta che dirà la questura sul numero dei manifestanti? A proposito, per cosa si va in piazza oggi?

Diciamocela tutta: quegli altri se ne infischiano, di queste cose qui. Che hanno un valore di testimonianza e di appartenenza per chi si trova insieme a quello che pare un popolo dal comune sentire, unito nel poter dire il suo not in my name. Poi, tutti a casa e avanti come prima (ricordate i tempi della seconda campagna d’Iraq?).

Soluzioni? Nessuna, temo. Magari chiamare la gente in piazza per contrastare un provvedimento specifico, non genericamente contro o pro una persona: quindi, scendiamo in piazza contro il finto “processo breve.” Vengo volentieri. Ma non organizziamo i No-B day, per favore. 

Intanto, Repubblica mette in piedi la solita raccolta firme. Come al solito, ho firmato.

 

Panorama italiano IV – la rive droite

 

Persi nelle ubbie di un uomo solo:  Nell’osservare i tumulti nel centrodestra, di questi tempi vien da rivalutare la sventurata esperienza dell’Unione, piccola e tenera accozzaglia di partitini autoreferenziali che almeno si divideva su principi e non su salvacondotti biecamente spacciati per esigenze dei cittadini: tra indulto e prescrizione, per dire, io prendo il primo. In carica c’è una maggioranza dai numeri granitici, costituita di due soli partiti: teoricamente la stabilità e l’azione di governo dovrebbero essere assicurate. Invece assistiamo al totale immobilismo sui problemi più urgenti (vedi crisi e sostegno a redditi e imprese), mentre si approvano oggi norme concepite almeno 10 anni fa e oramai vecchie e superate (quando non avversate perfino tra chi le propone: vedi privatizzazione dell’acqua). In tale situazione, ci vorrebbe un capo del governo capace di una certa lungimiranza, di comprendere i cambiamenti del quadro politico e sociale ed intervenire di conseguenza per regolare le storture e assecondare gli sviluppi positivi. Abbiamo invece  Silvio Berlusconi, uno che vive ancora in una condizione mentale da “guerra fredda”: uno per cui il muro non è mai crollato, i comunisti sono sempre al governo (il che è vero, ma sono quelli che ci ha portato lui) e sempre gli tramano contro, contro la volontà popolare che lo ha eletto. In questa condizione paranoica, non stupisce che Berlusconi  veda complotti anche nel suo schieramento ed agisca di conseguenza: con tutta evidenza abituato a minacciare licenziamenti per i collaboratori aziendali non allineati, minaccia (per interposto Schifani) di licenziare i parlamentari che ha assunto due anni or sono. Poi, naturalmente fa seguire smentita: la collaudata tecnica del bastone e della carota. 

C’est fini: Fini (sempre più la voce di uno che grida nel deserto) aveva definito non più nel novero delle cose possibili la candidatura di Cosentino, sottosegretario alquanto chiacchierato di essere colluso con la camorra, alla guida della Campania: ebbene, Cosentino non intende fare passi indietro, Berlusconi non intende chiedergliene. Valuti ora Fini, dal suo scranno di co-fondatore del PDL, le conseguenze  da trarre dopo una sconfessione tanto plateale: mi sa che lo stanno buttando giù dal predellino.  Peccato, perché sempre più appare salutare per la Campania (e per il PD)  che il centrosinistra stia fermo (almeno) un turno.

 

martedì 17 novembre 2009

Metti una sera a casa Gheddafi

 

Centinaia di modelle reclutate da una delle solite agenzie (hostessweb, nello specifico), con l’accortezza che siano giovani, carine e vestite in modo sobrio. Caricate su pullman (carri bestiame?) e portate a destinazione (no, non palazzo Grazioli, bensì l’ambasciata di Libia). Ricompensa: una cena-buffet, 60 euro di gettone, una copia del Corano e un incontro con il mitico Muammar Gheddafi.

 

«Cercan­si 500 ragazze piacevoli, tra i 18 e i 35 anni, alte almeno un me­tro e 70, ben vestite ma, rigoro­samente, non in minigonna o scollate», è stato il messaggio dell’agenzia, che ha offerto ad ognuna un «gettone» di 60 eu­ro. Per fare cosa? «L’obiettivo è avere alcuni scambi di opinione e donare omaggi libici», chiari­va la «lettera d’ingaggio».

 

Ma non si tratta di un festino: è l’ora di religione coranica in salsa libica. Un giorno una lectio magistralis, il giorno dopo un botta e risposta con il più famoso dei sosia di Micheal Jackson. Argomento unico: l’Islam.

Pensate all’invidia dei poveri docenti cattolici: costretti ad entrare in classi dove molti nemmeno li vorrebbero, ridotti a far la guardia ai crocifissi e a parlare di droga e castità a sbruffoncelli che intanto fanno i compiti per la lezione successiva. A casa Gheddafi invece si fa la fila per entrare e farsi indottrinare su diritti e doveri della donna musulmana e sulla necessità della conversione. Addirittura ci si affolla per il casting online come in un grande fratello islamico: pure con un certo successo, se è vero che molte delle invitate si sono dichiarate lusingate per l’opportunità ricevuta. Ogni cosa ormai è un happening, un evento mondano di cui gloriarsi al prossimo aperitivo.

Alcune perplessità assortite:

- ai fini di una completa parità di genere, c’è differenza tra provinare le escort regalando loro ciondolini a foggia di farfalla e indottrinare le hostess regalando loro il Corano?

- le donne più basse di 1.70, di oltre 35 anni o meno piacenti non sono degne di ascoltare le parole del Profeta?

- da 1 a 10, quanto debbo credere che tutta questa pagliacciata abbia come scopo il proselitismo religioso?

- non c’è una signora Gheddafi che possa scrivere una lettera ai giornali parlando di ciarpame senza pudore?

- …e una mamma Gheddafi, da avvertire della nefasta influenza che Silvio ha sul suo pargoletto libico?

 

Della Gioconda desnuda e di titolisti spericolati

 

Ci hanno ricamato sopra in tutte le salse, su quello stramaledetto sorriso (che magari era solo l’esito di una paralisi a frigore del facciale); ci hanno perfino appiccicato sopra la foto di Leonardo in persona, per vedere se combaciava (e vai di teorie psicotendenziose sull’omosessualità repressa).

Quando uno storico dell’arte si sveglia mal girato e svogliato, è la volta che pensa ad un libro sulla Gioconda: si mette di buona lena, trova un documento incredibilmente rimasto per secoli a far da fermaporta in una qualche biblioteca del Chiantishire, costruisce una nuova e mirabolante teoria –meglio se nel filone complottardo da seguace di Dan Brown (pensate cosa ci hanno tenuto nascosto fino ad oggi! E loro sapevano, sapevano tutto!). 

Siamo dunque qui a commentare un altro di questi studi, in attesa di sapere cosa ne pensano quelli di Voyager. La cosa è semplice e financo banale, nel suo squallore: uno di quei sordidi accidenti  familiari che soli immaginiamo possibili nelle pieghe più estreme delle faccende della dinastia Forrester, mentre evidentemente potevano accadere pure nella colta Firenze del Rinascimento.

E allora, signore e signori: il segreto indicibile della Gioconda è che aveva una gemella nuda! Ebbene sì, nuda!

Svergognata!

Leggete coi vostri occhi:

screenshot.6

Uh, ma chi l’avrebbe detto mai: una signora così per bene, così a modo. Con un portamento, poi! Mica come quell’altra spagnola senza pudore che piaceva tanto a Goya, la Maja: quella sì, tutta desnuda!

 

domenica 15 novembre 2009

Bloggheria

I tormenti di un giovane blogger

“Si no te sa, tasi!”, si dice da queste parti. Se non sai, taci. Saggezza popolare che, a darci retta, condurrebbe a chiudere la maggior parte dei blog (compreso questo). Perché, insomma, i blog sono l’apoteosi della tuttologia applicata e del giudizio apodittico su questioni per cui un Montaigne avrebbe magari versato botti di inchiostro. Volendo riassumere all’osso, mi pare che nella blogosfera si vivacchi molto sul latino hic et nunc: il commento arguto, la frecciatina che inchioda il fatto del giorno, un certo accanirsi sulla carogna di giornata. Ci sfoghiamo, insomma. Forse è il mezzo che chiama alla brevità, forse è il pubblico che vuole il mordi e fuggi. Ripeto, mi ci metto in mezzo totalmente: ogni volta che lancio un pezzo nella rete, sento l’amarezza per la piccineria delle analisi che riesco a produrre.

dblog2_Cosiddetta-Saffo-Pompei-33323 Prima di pronunciarsi su di un argomento, bisognerebbe averlo ben ruminato: ci vogliono tempo, pazienza e silenzio. Leggi e rifletti, osservi e fai esperienza fino a costruire l’edificio di un ragionamento che si possa paragonare almeno ad una palafitta, primitivo ma abbastanza stabile da non rovesciarsi per un po’ di mare grosso.

E comunque pure dopo questo lungo ruminare alle volte ti sbagli.

E comunque non puoi mai sapere quando sarà “una di quelle volte”.

Perché la verità è un caleidoscopio di opinioni che osserva il reale, a sua volta un caleidoscopio di eventi di cui possiamo cogliere tutt’al più le tendenze generali: vince chi approssima meglio –alle volte per ragioni puramente stilistiche.

Ma forse basta non prendersi troppo sul serio.

 

P.S.: le mie scuse a Mr Montaigne per averlo coinvolto in questo post.

 

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venerdì 13 novembre 2009

Storie di oggi e storie di ieri

 

cadecc Forse guidato da un’occulta regia o forse per caso, l’altra sera (seppur con una certa fatica) mi sono sciroppato “Cadaveri eccellenti”, film girato nel 1975 da Francesco Rosi. Tratta dal romanzo breve di Sciascia Il contesto, la pellicola racconta la difficile e tragica indagine dell’ispettore Rogas su una serie di omicidi di magistrati non propriamente senza macchia, in un paese immaginario (che ovviamente è il nostro) intriso di corruzione e tensioni sociali, al limite del colpo di stato. Si tratta di un affresco crudo e verboso (come tipico dei film di Rosi, peraltro), ma credibile, di quel che doveva essere l’Italia degli anni ‘70. Più che una vicenda, vuole dunque descrivere “il contesto”   -senza possedere, purtroppo, la bellissima lingua e l’ironia arguta che rendono il libro da cui è tratto tutta un’altra esperienza.

Ebbene, in una delle prime scene, dopo la macabra introduzione nella cripta dei Cappuccini di Palermo, il primo dei diversi funerali che costellano la vicenda ed  una panoramica su cumuli maleodoranti di rifiuti ammassati per strada, assistiamo al colloquio tra l’ispettore Rogas  e il sindaco della città. Quando l’ispettore mostra al politico un volantino degli spazzini in sciopero, il sindaco si alza,  apre la finestra del suo studio e mostra la piazza antistante, gremita di scioperanti che agitano scope e corna al suo indirizzo. Poi prorompe:

“Li ha sentiti? Questi non scioperano per i soldi! Questi…vengono qui tutti a lavorare con le automobili! Stanno impestando la città di colera soltanto per fottere me!”

Cadaveri_eccellenti(Rosi,1975)[Xvid,MP3,ita]HoHoHo.avi_000708640 Cadaveri_eccellenti(Rosi,1975)[Xvid,MP3,ita]HoHoHo.avi_000748480

 

Trentaquattro anni dopo, questo è quanto:

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Dal Corriere:

Emergenza rifiuti nel palermitano, i sindaci scendono in piazza

Da Repubblica:

Palermo assediata dai rifiuti, decisa la chiusura delle scuole

 

Che futuro ci possiamo attendere, in un paese dove il presente non scolorisce mai e il passato è sempre stretta attualità?

 

 

mercoledì 11 novembre 2009

Ucci ucci, sento odor di Ghedinucci…

Ricetta del giorno:

Prendete una norma di apparente semplicità e condivisibile largamente, applicatela ad uno stato con le tasche sempre più vuote…voilà, la prescrision c’est là…

Il processo più breve è, a ben vedere, quello che non si celebra affatto: così, zero è la somma algebrica data dalla legge in discussione da oggi al senato sulla durata breve dei processi e dalla situazione della giustizia in Italia nel 2009. Vediamo perché.

Alacremente preparato questa notte (secondo Bonaiuti) da indefessi peones della maggioranza (visualizzate immagini di camicie spiegazzate e sudate, cestini ricolmi di mozziconi, fogli accartocciati e bicchierini da caffè), il provvedimento sul “processo breve” sarà in aula già oggi: spiace non rilevare la stessa rapidità (è di appena 24 ore fa l’incontro-rissa chiarificatore tra Berlusconi e Fini) per provvedere ai malati di SLA in sciopero della fame da giorni.

Comunque, il provvedimento stabilisce, per i reati la cui pena prevista sia inferiore ai 10 anni, che i tre gradi di giudizio non possano richiedere più di 6 anni: 2 per il primo grado, 2 per l’appello, 2 per la Cassazione. Tutto questo solo per gli incensurati: e già non si capisce perché uno dovrebbe aver diritto ad un processo più rapido solo in quanto non è mai stato condannato prima. In aggiunta non è stato chiarito da quando dovrebbero essere contati questi due anni: capite bene che se si trattasse di due anni a partire dall’apertura delle indagini, mai sarebbe possibile terminare un procedimento che sia uno (ucci, ucci, sento odor di Ghedinucci…).

L’obiezione naturale a questi rilievi me la faccio da solo: eh, ma i processi nel nostro paese durano troppo! Una norma che riduca i tempi tecnici ad una scadenza prefissata (ma non c’era già la prescrizione?) potrebbe servire a rendere più laboriosi i famigerati fannulloni tanto cari a Brunetta!

Giusto, almeno in teoria: ma qui entra in gioco la questione “Italia 2009”. Che poi è la questione delle nozze coi fichi secchi: va bene sveltire la burocrazia (senza renderla inefficiente più di ora, però), ma come pretendere di ottenere giudizi più rapidi semplicemente imponendoli? E chi paga i cancellieri, la carta, un aumento di magistrati per le sedi carenti? E come si pretende di informatizzare la pubblica amministrazione quando si negano investimenti per la banda larga? Immaginate: nel tribunale tutti in rete tra di loro, documenti pronti in un battibaleno, migliaia di fogli raccolti in un bel Pdf. Poi tocca mettere tutto in una chiavetta usb e chiamare Ciro il fattorino che la recapiti alla locale caserma dei carabinieri (o viceversa).