mercoledì 2 settembre 2009

“I complici”, di Abbate e Gomez

i-complici

 

 

Uno dei pochi libri che  tra le pagine mantiene quel che  in copertina promette.  Tante storie di fiancheggiatori della mafia e una ricostruzione molto convincente del cosiddetto “periodo delle stragi” a cavallo tra 1992 e 1993. Spiega quasi ogni cosa e lo fa bene.

 

 

Piccole perle sparse qua e là:

- i nomi di tanti, noti e meno noti, con  alcune frequentazioni quanto  meno pericolose

- destra o sinistra per la mafia pari sono (le cosiddette cooperative rosse qualche scheletro nell’armadio ce l’hanno sul serio)

- da certe parti, se vinci le elezioni non importa di che partito sei: comunque avevi un amico degli amici alle spalle (magari un bossettino di secondo piano, ma c’è quasi sempre)

- quelli del Nord non si fanno molti scrupoli, se ci sono soldini che girano, a impastoiarsi con la mafia

- cos’è esattamente il 41bis, perchè la mafia ha begato per 10 anni per farlo abolire, perchè ora non bega più tanto

- il ritorno del boss: dopo quattordici anni, zio Binu (Provenzano) torna a casa, nascosto in una masseria vicino Corleone. Come nei film in cui una persona  dispersa rientra improvvisamente nella vita dei suoi cari, anche il ritorno di Binu mette in moto meccanismi disgregativi dell’equilibrio familiare. I figli non l’hanno quasi mai visto, hanno vissuto esistenze anonime e difficoltose a causa sua;  si lamentano delle decisioni paterne, della madre che ha sempre assecondato Binu nelle sue scelte

 

Aggiungo solo questo: molti politici italiani sono mafiosi, ma non lo sanno. Pensano che per essere mafiosi bisogna portare la coppola e usare la lupara, che bisogna essere stati “combinati” dal boss locale. Bene, se costoro leggessero questo libro ci si troverebbero dentro con tutte le scarpe, anche se i loro nomi non ci stanno e le vicende raccontate riguardano magari altri. 

1 commenti :

  1. Artemisia ha detto...

    Mantiene le promesse nel senso che uno dopo averlo letto si demoralizza del tutto. Me lo immagino.
    Tanto di cappello ai due coraggiosi giornalisti. Tra l'altro Abbate e' finito sotto scorta anche per questo libro.
    Che paese!