mercoledì 30 settembre 2009

Piccole crudeltà

Sempre in sella alla sua bici, ****** in oratorio ci capitava ogni giorno. Io ero piccolo e quell’uomo grande dalle gambe forti ed allenate mi faceva una certa soggezione, anche se poi la sua mente, a disagio ormai in quel corpaccione di quarantenne, era la stessa di un bimbo come me. Girellava ovunque, giorno e notte: potevi trovarlo per strada ad inveire contro chi lo sorpassava in auto come pure al centro di un incrocio nel tentativo di aiutare a suo modo i vigili urbani nel far defluire il traffico dopo un incidente. Fiero del suo gagliardetto della Croce Rossa, favoleggiava di interventi fianco a fianco con il personale sanitario e di brevetti da pilota aeronautico: gli piaceva raccontare queste sue storie cui nessuno credeva, ma lo faceva con tale foga e convinzione, da farle quasi sembrare reali. Ancora mi chiedo se fosse cosciente di quelli (non tutti, per fortuna) che lo avvicinavano solamente al fine di sollazzarsi quasi fosse un fenomeno da baraccone, e che decidevano se accendere le sue idiosincrasie o stuzzicarne la vanità a seconda di quale filo dei  suoi orditi fosse per loro più ridicolo.

Quei siparietti tristi e sconsolanti mi sono tornati alla mente domenica pomeriggio  mentre sonnacchioso (potete immaginarmi vecchierello e rinsecchito con la copertina sulle gambe, non vi discosterete molto dal vero) attendevo un improbabile guizzo dalle auto in coda a Singapore: una fugace compulsatina al telecomando  mi ha condotto sul “secondo canale” nel momento in cui Simona Ventura si dedicava alla presentazione degli ospiti. In collegamento dallo stadio Olimpico di Roma, afflitto da un sospetto (ancorché lieve) tremore, Aldo Biscardi pareva non del tutto “a piombo”. La conduttrice, nell’ilarità generale, si beava per l’aria di chiaro rimbambimento dell’anziano giornalista e badava bene di stuzzicarlo affinché la sparasse ancor più grossa (con notevoli risultati, a dirla tutta).  Gli amici dovrebbero ridere con te e non di te. Invece troppo di frequente ci viene quasi naturale approfittare di chi è al momento in posizione di inferiorità per beffarci di lui, forse come inconscia vendetta per le volte in cui la vittima siamo stati noi.

 

P.S.: Anche adesso, quando percorro il lungo viale che porta al mio quartiere, trovo ****** sulla sua bicicletta: corre, diritto e velocissimo, rasente il ciglio della strada. Ormai da qualche anno c’è una pista ciclabile, ma ****** non la usa: forse pensa che, guidando in fin dei conti un veicolo anche lui, gli spetti di occupare la carreggiata; o forse nessuno gli ha spiegato a cosa serve quella striscia di asfalto azzurina. In ogni caso, se lo supero alza il braccio minaccioso e mi manda platealmente a quel paese.

sabato 26 settembre 2009

Silvio a Canossa

 

Elemosina a Fiumicino

Scena: papa Benny16 a Fiumicino, in procinto di imbarcarsi per Praga. Mentre discorre con padre Georg, viene urtato da un omino in doppiopetto, che si scopre essere Silvio Berlusconi (da ore acquattato in attesa del Santo Padre).

afp_16817659_15560 Dunkue, Padre Georg…Padre Georg? Dove stare padre Georg? Ah, eccoti kua. Hai detto posto vicino finestrino, ja? Non vorremmo scendere dall’aereo più bianco della tunica…hai preso appunti zu nostro diskorso di ieri kontro diforzio? Che poi ci facciamo enciclika…

Oops….cribbio, faccia attenzione a dove mette i piedi! Lei non sa chi…

…Per barba di Maomet… Lei non za chi ziamo Noi, piuttosto! Oh, fedi, si parla del diafolo…

Cribbio, Santità! Mi avete riconosciuto? Sì, sono il presidente del Milan, la squadra più titolata del mondo! Pensi che abbiamo vinto non so più quante coppe dei campioni e…

Feramente noi intentevamo parlare del fatto che vivi in peccato mortale, figliolo. Non hai sentito kose ke noi detto ieri a vescovi brasiliani?

Ehm, sì, mi hanno riferito. Ma non volevate certo alludere a me che, consentitemi, sono il migliore dei genitori passati sulla terra dai tempi di Adamo ed Eva! Pensate che i miei nipoti mi chiamano nonno superman!

Tu kredi ke noi zia papa polacco! Nein, papa polacco! (…oops…Skusa Karol…) Con papa tedesko molto più importante komportamento zezzuale e famigliare…Per esempio, figliolo, zekonto te ki è più pekkatore tra padre ke usa cinghia su moglie e figli e padre amorevole che diforzia?

Cribbio, il padre che picchia moglie e figli, Santità! Quale cosa più abietta di picchiare…

Nein, nein! No, karo figliolo, kome puoi penzare di ottenere nostro perdono per tue marakelle zezzuali se non askolti nostre parole! Non ti hanno dunque riferito kuello ke abbiamo detto ieri su diforzio! Diforzio fa tanto male a bimbi, kosa vuoi ke siano due o tre skudisciate ogni tanto?

Ma, Santità, sono qui proprio per ottenere il vostro perdono. Pensate che vi attendo da ieri sera, accampato in aeroporto. Ho dovuto dormire sulle seggiole della sala d’aspetto! Pensate che sono l’uomo di fede più pio che sia vissuto sulla terra dopo -anzi alla pari con- San Francesco!

Nein, figliolo! Tu kui zolo per telekamere! Per far federe a tuoi elettori ke papa ankora ti parla! Tu rikorda molto Enrico IV a Canossa…ah ah ah…Parlate tanto di laicità dello stato, di intipendenza da religione…e poi kapiti kua con le pive nel sakko. Kvesto ci mette di molto buon umore. Ah, ah, ah…

Ma, Santità, è solo la mia coscienza…

Ti ho già detto…noi non papa polakko! Facciamo kosì… noi fa finta ke abbiamo afuto bello kollokuio inzieme oggi; tu promette di abolire intanto testamento biologiko…poi anke aborto e diforzio…

Ma…

Non zubito, piano piano…

Oh, grazie santità…Se non fossi il più grande capo di stato che l’orbe terracqueo abbia mai avuto dai tempi di Hammurabi direi che voi siete…

Va bene, basta lekkinaggio…Ora va’ pure figliolo… Padre Georg… diffondiamo subito notizia di nostro pikkolissimo kollokuio con presidente più pekkatore da tempi di Giuda….ma non definire kosì, skrivi solo presidente del konsiglio.

 

venerdì 25 settembre 2009

Il contesto

…a mille anni luce da Sciascia

 

Pur non essendo un sostenitore del femminismo tout-court o delle quote rosa stabilite per legge (mi paiono un semplice contentino), riconosco che la società del nostro paese è ancora molto maschilista, forse a causa degli stessi che si indignano per un burqua al supermercato o che vorrebbero schedare gli islamici per certe forme “tribali” (e non certo religiose) di concezione del ruolo della donna che poi sfociano nei crimini più abietti.

A riprova di ciò, le vicende di questi giorni.  Ma partiamo dal contesto, l’humus in cui germogliano certi fatti, pienamente rappresentato dall’uomo politico più importante del paese mentre riconosce il suo debole per il sesso femminile (debolezza che garantisce, mediante una sorta di ius primi voti nel lettone di Putin, la candidatura nelle liste PDL) con parole che offendono ogni donna. Durante una conferenza stampa cui è presente pure Zapatero, per tutta giustificazione se ne esce così (e non è la prima volta):

“…Ed io dico che…alzi, fra i maschi, i miei colleghi, qualcuno qui presente la mano a dire che non è una cosa gradevole quello di sedersi a un tavolo e invece di trovarsi soltanto persone… lontane dall’estetica, se invece gli occhi si possono posare su delle presenze femminili gradevoli….e simpatiche…”

Ovvero l’idea della donna ornamento, utile solo per allietare le cene in compagnia (tenendomi casto).

Indignazione? Marce di protesta? Gente in piazza?

Nulla.

Sondaggi in calo?

Poco.

Insomma, quanti la pensano così?

Se questo è il contesto, non stupiscono neppure i singoli episodi. Quindi perchè levare il sopracciglio se una giunta provinciale di centrosinistra, dopo le tirate continue del PD sul valorizzare il ruolo delle donne in politica, deve essere costretta da San Tar a dimettersi in quanto formata da soli maschi? E perchè eccepire della giustificazione del presidente della provincia, che accusa genericamente i partiti?

Ulteriore caso ieri sera ad Anno Zero. Tra gli altri presenti, la direttora de l’Unità De Gregorio e il direttore di Libero Belpietro. Concita De Gregorio, ottima giornalista ma ieri un po’ in difficoltà (alcune argomentazioni erano poco convincenti), comincia ad interrompere Belpietro fino a farlo innervosire. Ecco come allora l’algido ex direttore di Panorama apostrofa ripetutamente la collega:

“…Guarda, allora…ti cito dei casi, magari visto che fai la giornalista così ti informi pure…[…] Beh, se hai intenzione di continuare a parlare tu, facciamo prima…capisco che non hai argomenti e devi continuare a interrompere…[…]…Capisco che sei una signora e credi di poter parlare liberamente dicendo anche una serie di sonore stupidaggini […]…”

Nel porgere tutta la possibile solidarietà alla (eventuale) signora Belpietro, mi preme però far notare il problema di fondo: una grave mancanza di cultura del rispetto per l’altro, per le sue opinioni e per il suo valore come individuo. La via da percorrere è ancora lunga, molto.

 

giovedì 24 settembre 2009

Quattro passi nell’abbrutimento

 

Lungo post, a potenziale rischio gastrite.

Subito, alcune premesse:

1. vivere è difficile per chiunque e ognuno s’arrabatta come può

2. il concetto di dignità non vale per tutti allo stesso modo, nè può trovare definizione univoca

3. ogni scarrafone è bell' a mamm' soja (chiedo venia per la trascrizione)

A fronte di tutto ciò, debbo confessare che certi accadimenti tendono a farmi rivalutare le profezie dei Maya sul 2012. Sono inciampato in questo sito, mot0re di un’iniziativa cui non volevo (per decenza) credere:

Silvio per il Nobel

Sì, il Silvio in questione è Lui; e sì, il Nobel in questione pure: nella fattispecie quello per la pace.

Silvio Berlusconi Nobel

Sito ufficiale per la candidatura di Silvio Berlusconi al Premio Nobel per la Pace 2010

In un Paese in cui la nomination è ormai la misura di tutte le cose, tanto da costituire il fulcro di un impero televisivo in continua espansione e fornire un significato all’esistenza di ormai parecchi individui, dev’essere parsa naturale  la candidatura del nostro re Mida al premio per eccellenza. Che poi l’effetto presso gli accademici di Svezia possa essere uno scompisciarsi generale con pianti e ululati di risa non deve aver costituito motivo sufficiente di cautela per le menti che stanno dietro l’ambizioso progetto. Certo stupisce osservare individui così allegramente annichiliti da non rendersi nemmeno conto delle enormità che partoriscono.

Finalmente un italiano: Silvio Berlusconi

Il Premio Nobel per la Pace non è mai stato assegnato ad un italiano dal 1907 ad oggi. E'  finalmente venuta l'ora di sfatare un tabù che dura da più di cento anni, ovvero da quanto nel 1907, ad aggiudicarselo fu Ernesto Teodoro Moneta.

Alla corsa per l'ambito riconoscimento si sono succeduti, in questi anni numerosi politici e capi di Stato, tra i quali potremmo citare, Yasser Arafat, il presidente della Corea del Sud, Kim Dae-Jung, l'ex presidente americano, Jimmy Carter, ed Al Gore. 
Oggi crediamo che, anche, l'Italia meriti di ricevere tale riconoscimento, e di essere degnamente rappresentata da Silvio Berlusconi, per il suo indiscusso impegno umanitario in campo nazionale ed internazionale.
Il 26 maggio 2009, dalle ore 10:30 alle ore 18:30, in Piazza di Pietra a Roma, il Comitato della Libertà ha dato avvio alla raccolta delle adesioni alla candidatura di Silvio Berlusconi al Premio Nobel per la Pace.
La raccolta delle adesioni si concluderà il 16 gennaio del 2010 in Amalfi.

 

E allora sfatiamo questo tabù! Naturalmente il comitato promotore non poteva non chiamarsi Comitato della Libertà.* Sulla sussistenza del  fantomatico e indiscusso (nientemeno!) impegno umanitario in campo nazionale ed internazionale del Nobel in pectore vorrei limitarmi a scrivere tre sole parole: respingimenti in mare. Invece i cinque geni coinvolti nell’organizzazione ci tengono a sottolineare le motivazioni che li hanno mossi:

Silvio Berlusconi ha rinsaldato il legame con gli Stati Uniti, ha mediato nella crisi in Georgia dell’agosto 2008, e tra USA e Libia, ha svolto, inoltre, un ruolo riconosciuto e autorevole per giungere a una pace duratura tra Israele e Palestinesi, ha ricreato tra Stati Uniti e Federazione Russa lo stesso clima di dialogo e di amicizia che era sfociato nel vertice di Pratica di Mare del 2003, e che pose definitivamente fine alla Guerra Fredda.


Che mondo sarebbe, senza il carisma illuminato del presidente Berlusconi: ha posto definitivamente fine alla guerra fredda!

Testimonial d’eccezione è tale Loriana Lana, che apprendo essere una sorta di Mogol in gonnella: nel suo curriculum vanta diverse collaborazioni con artisti di rango, oltre all’attività a quattro mani con Silvio per alcune Apicellate. Dopo il pezzo immortale “Silvio forever sarà”* Loriana ha scritto “la pace può” :

 

La pace può
ripeterò
queste parole senza smettere
E il vento penserà a diffonderle
e il mondo ascolterà
La pace può
guarda anche tu
l’Abruzzo si risveglia incredulo
la neve e il sole
che s’incontrano
e la tua mano è qua
C’è un Presidente
sempre presente
che ci accompagnerà

Siamo qui per te
cuore e anima
un Nobel di pace
Silvio grande è
Siamo qui per te
coro unanime
un’unica voce
Silvio Silvio grande è

La pace può
miracolo
la guerra è stata solo un incubo
voglio un abbraccio che sia unico
e dove sei sarò
C’è un Presidente
sempre presente
che ci accompagnerà

Siamo qui per te
cuore e anima
un Nobel di pace
Silvio grande è
Siamo qui per te
coro unanime
un’unica voce
Silvio Silvio grande è

 

Insomma, a leggere queste parole (ma vi invito ad ascoltare l’audio, perchè l’inserto lirico Bocelli-style Silviosilviograaaandeèèèèèèèèèèè fa accapponare la pelle) uno pensa che magari dovrebbero cominciare a bocciare anche all’asilo.

 

*dalla punteggiatura, ad occhio e croce

**da cantare sulle note della sigla del cartone animato Nanà Supergirl: “Silvio forever sarà, Silvio realtà, Silvio per sempre, Silvio fiducia ci dà, Silvio per noi, futuro e presente.” “Nobile e giusto, tu piaci per questo…” “Silvio è il carisma che ha, il leader che sa, la genialità… perché Silvio forever sarà”.

 

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lunedì 21 settembre 2009

Aspettando le tarme…

0151 Se voglio dei jeans sdruciti, con le patacche sulle ginocchia o gli strappi sulle cosce basta che lasci i pantaloni nell’armadio, aspettando le tarme. Se voglio dei pantaloni scoloriti e pieni di pieghe, basta che continui a mettermeli per due settimane senza farli lavare o stirare. Perchè allora dovrei pagare 100 euro o anche più per farmi dare un capo di vestiario già rovinato? Possibile che, se entro in un negozio di abbigliamento e chiedo un paio di jeans, mi portino solo quelli “vissuti”? E come mai, se sommessamente chiedo un paio di jeans blu “normali”, mi guardano scuotendo dolcemente il capo, come fossi appena piovuto lì da un coma di 30 anni?

 

P.S.: per una modica cifra (diciamo sui 10 euro) posso rovinarveli io i pantaloni. La mia mail la sapete.

 

venerdì 18 settembre 2009

The Great Communicator

…divertissement

Silvio communicator

 

Senza risposta

 

Hate your next-door neighbor,

but don’t forget to say grace

(B. McGuire – Eve of Destruction)



 



Ogni volta che qualcuno di questi ragazzi (ormai sono più giovani di me), inviato in maniera più o meno condivisibile e responsabile nei teatri di guerra del nostro ribollente mappamondo, torna avvolto dal tricolore in una cassa, accanto a tristezza e dolore per l’assurdità del tutto mi si ripropone un irrisolto dilemma di moralità personale. Se tutto sommato nel 2001 era facile essere contrario all’intervento armato in Afghanistan e ancor di più al coinvolgimento italiano in quella folle impresa, sostenere oggi che “i nostri devono tornarsene subito a casa” lo è molto meno: un eventuale disimpegno delle truppe occupanti, infatti, porterebbe fatalmente alla riconquista del territorio da parte dei talebani. Con quali conseguenze e quanto altro spargimento di sangue tra i civili è fin troppo ovvio da immaginare. D’altra parte i soldati del contingente italiano sono in quel lontano lembo dell’Asia su mandato del nostro Paese (ovvero e purtroppo, di noi tutti): se saltano su di una mina lo fanno sostanzialmente al posto nostro. Discettare dunque, dalla mia postazione sicura di fronte allo schermo, a proposito della necessità assoluta di “rimanere” mi viene allo stesso modo (e forse maggiormente) difficile: la tentazione è quella di pesare i morti sulla base della nazionalità e non del numero assoluto –se mai una vita umana può essere pesata in una maniera che non sia quella di chi la perde e dei suoi affetti strappati. Tanto più che vigliaccamente, lo confesso, mai accetterei di prendere parte ad una missione di pace: come permettere che altri si sacrifichino per chi non farebbe lo stesso per loro?

martedì 15 settembre 2009

Propaganda a costo zero

image001 Se per caso, stasera ad Onna chez Vespà, durante la Grande Cerimonia di Riavvicinamento al popolo Italiano, papi Silvio dovesse rivendicare la realizzazione delle casette come suo merito personale, ripensate a quanto riporta oggi la stampa italiana:

Realizzate dalla Provincia autonoma di Trento e finanziate dalla Croce rossa, sono 47 edifici bifamiliari, per un totale di 94 appartamenti dai 45 ai 74 metri quadrati, in grado di ospitare circa 300 persone, la quasi totalità del paese.

(Il Gazzettino, edizione online, 15 settembre 2009)

Parrebbe che Tremonti non abbia sborsato nemmeno un euro, dunque.

domenica 13 settembre 2009

Chiavi in mano

screenshot.4 Non siate in malfede, suvvia! Si tratta di comunicazione istituzionale; la Rai è servizio pubblico, p-u-b-b-l-i-c-o! Che c’è di più pubblico e istituzionale del Governo? E del Governo che mostra come, in meno di sei (6!) mesi, sia riuscito a tirare su delle belle casettine per i poveri terremotati? E così tante, poi! Tante casettine: piccole sì, ma con tutti i comfort. Mai nessuno ci aveva nemmeno pensato! E addirittura, incredibile: troverete il presidente maggiordomo ad attendervi davanti alla porta per consegnarvi la vostra casetta. Chiavi in mano, come dal concessionario. Notate la magnanimità e l’umiltà del presidente Berlusconi: magari quella sera lì c’aveva altro da fare, impegni meno istituzionali cui dedicarsi (è un uomo anche lui, ha una famiglia!). Inoltre è un signore di 73 anni suonati, ha un collo un po’ malandato: eppure si spinge a sfidare i rigori del settembre aquilano, pur di rendere tangibile la vicinanza della buona politica alla gente. Sapete, non ne avrebbe nulla da guadagnare, Lui. Probabilmente Bruno Vespa lo ha tampinato a lungo, per strappargli l’assenso alla puntata speciale di Porta a Porta con la cronaca del solenne momento: per un uomo così schivo e modesto, immaginatevi essere al centro dell’attenzione con questa gente osannante da cui schermirsi. Figuratevi se Lui possa aver voluto far slittare così, all’improvviso e senza avvertire nemmeno il diretto interessato Floris, l’esordio di Ballarò. Tutta colpa dei dirigenti Rai (nominati dalla sinistra) che hanno voluto fare le cose troppo in grande: “che bisogno c’era”, si sarà certamente lamentato con il buon Vespa disteso ai suoi piedi, “per me che veleggio al 70% dei consensi, di annichilire la concorrenza interna? Non teme, dottor Vespa, che qualcuno possa ritirare fuori l’odiosa menzogna del conflitto di interessi? Anche se… ormai, visto che ci siamo… non si potrebbe trasmettere a reti unificate? Magari lo facciamo anche in collegamento con Mediaset, così stoppiamo tutte le polemiche?”

 

sabato 12 settembre 2009

Minchiopadano 3: il risveglio della bestia

sanguisuga Non credo sia ancora uscita dai confini della terra dei dogi, ma spero presto anche voi possiate godere dell’ennesima sparata di un illustre rappresentante del minchiopadanesimo locale. Forse pensando di dover in qualche modo rispondere all’alzata d’ingegno del sindaco di Ponteranica, piccolo centro del bergamasco (il quale ha appena rimosso la targa a commemorazione di Peppino Impastato dalla biblioteca comunale, per reintitolare la struttura ad un oscuro personaggio locale), il presidente della provincia di Treviso (ripeto: il presidente della provincia), tale Muraro, si è sentito obbligato a calare un poker d’assi.  Leggiamo le sue acute e sobrie dichiarazioni, riportate da “Il Gazzettino”, in sostegno all’istituzione di gabbie salariali:

«Gli immigrati incidono sui salari perché portano una concorrenza sleale ai trevigiani: accettano la riduzione della paga, lavorando con meno professionalità, perché poi mandano a casa i soldi dove hanno un valore ben diverso – evidenzia il presidente – questo sistema sta drogando il mercato e purtroppo c’è qualche imprenditore che ne approfitta: per questo invito tutte le imprese ad assumere persone trevigiane».

Fino a qui siamo alla solita tirata anti immigrazione, senza capo nè coda. Stucchevole, miope e facilona, ma oramai consueta. Poi, però, Muraro si innalza a vette forse mai raggiunte dal leghismo contemporaneo (il che lo inscrive di diritto nel ristretto Olimpo dei Minchiopadani di ritorno):


Il rischio, però, a conti fatti, e con stipendi effettivamente diversificati, è che i lavoratori del sud si comportino allo stesso modo alimentando una migrazione interna mai sopita. «Ma è proprio per questo che invito ad assumere trevigiani – taglia corto Muraro – i meridionali vengono qua come sanguisughe, e per gli statali poi è ancora peggio perché fanno un mordi e fuggi, e poi chiedono il trasferimento che diventa un privilegio per tutta la vita».

 

Che aggiungere?

 

Qui le altre puntate della Saga del Minchiopadano:

Il ritorno del Minchiopadanus

Minchiopadano torna a far danni

 

venerdì 11 settembre 2009

Padre padrone

Probabilmente ci si rende impopolari a scriverlo (tra i cosiddetti italiani, perchè tra i quattro lettori di queste paginette potrei ottenere la ola), ma non importa: il principale problema di questo paese è Silvio Berlusconi (ma va?). Persino in Italia e persino nel centrodestra, qualsiasi altro politico con certe frequentazioni equivoche (paramafiose, in primis; peripatetiche, in secundis) e certe dichiarazioni neroniane sarebbe caduto, da tempo e giustamente, per “fuoco amico.” Non parliamo poi di un Prodi o di un Veltroni: sai la gara, nel Pd, a chi arriva primo al trono per rovesciarlo!

Senza Berlusconi, finalmente si potrebbe parlare in maniera libera dello stato dell’Informazione: sono convinto che anche nel Pdl si sappia che la Rai non può continuare ad esistere così com’è. Che sia necessario ridurre il numero delle reti, cambiare il sistema di nomina del Consiglio di Amministrazione, aprire ad altri soggetti con nuove concessioni. Una circolazione maggiore delle idee ci renderebbe più equilibrati nelle valutazioni e aperti al cambiamento; credo anche ridurrebbe la cortina fumogena che oggi grava sui fatti del nostro paese.

Ma Silvio resta  lì. E’ la popolarità tra la gente a salvarlo? In parte, forse. Sono le televisioni che possiede per dritto o per storto? Certamente, ma non solo. Meglio: le televisioni ne sono braccio armato e conseguenza, ma l’origine di questa straordinaria longevità politica sta (ovvio, lo so) nei danè. Un immenso cumulo di soldi profusi per il Pdl: ad un buffet così ricco, chi non vorrebbe prender parte? Come potrebbe questo partito finto, di cartone, tenuto insieme solo col cerone stantio del suo leader, sopravvivere al creatore? Un agglomerato di soggetti senza una linea politica, che ondeggia al vento dell’opportunismo di giornata (oggi bisogna compiacere la Chiesa, domani Dell’Utri, poi chissà chi altro), al cui cospetto le fibrillazioni del Pd sono almeno un segno di vitalità?

Per quanto il padrone di casa sia solito picchiare figli e consorte, sporcare a bella posta i pavimenti appena puliti, apostrofare i vicini a male parole quando chiedono di abbassare il volume della Tv alle 3 di mattina, se questi è l’unico che porta a casa uno stipendio, la moglie resterà con lui. Magari lo difenderà pure con le amiche, quando riesce a vederle. Non aspettiamoci che Silvio cada, non ci sono Bruto all’orizzonte.

 

lunedì 7 settembre 2009

I figli di Ippocrate

Clunei Capita, ai medici, di montarsi la testa. Passi un giorno in corridoio, saluti un compagno di studi che ti risponde allegro; magari lo fermi, gli chiedi come procedono gli esami e i tirocini. In capo a qualche qualche giorno lo incontri di nuovo, ma lo saluti appena; qualche mese dopo, terzo incontro: circondato da altri camici bianchi ed ammantato della tuta verde da chirurgo, nemmeno ti accorgi di lui. E questi ci resta male. Si chiede: gli avrò fatto uno sgarbo? Non gli ho prestato gli appunti? Gli ho soffiato l’ultima brioche al bar? Piano piano, man mano che i capelli gli si imbiancano, capisce l’arcano: è il naturale processo di decadimento biologico dello studente di Medicina. Non capita a tutti, ma spesso avviene. Il primo passo è la laurea: saltato il fosso,  improvvisamente i colleghi universitari diventano “gli studenti”. Cammini 30 cm al di sopra di loro, fraternizzi ancora solamente per necessità (quando entrano, timorosi e con il camice sgualcito, nel reparto cui sei assegnato, li accogli col sorriso di quello che ce l’ha fatta e ti diverti a mostrare loro i casi più strani, ammiccando alla caposala che appena sa chi sei). Il secondo passo è quello dell’ingresso nella Scuola di Specialità: allora gli studenti li scansi proprio e li guardi come fossero beoti scansafatiche; quando li scorgi entrare in reparto corri a nasconderti nel primo bagno disponibile, per non doverli condurre a visitare i tuoi pochi pazienti agonizzanti.

Immaginate quindi la boria quando giungi alla cima e puoi comprarti la targa con la scritta Specialista. Alla fine niente di strano se ti chiamano Padreterno (“Eh, quello si crede un Padreterno solo perchè c’ha la laurea!”): ti farà pure piacere sentirlo dire. Basta non confondere realtà e fantasia, come avvenuto a Foggia:

Sanita': 11 medici denunciati per truffa a Foggia
Gdf, risultavano presenti contemporaneamente in piu' strutture

Perchè il dono dell’ubiquità è prerogativa esclusiva del vero Padreterno (e di pochissimi altri scelti e selezionati nell’elite dei dotati di aureola).

 

venerdì 4 settembre 2009

Impiccalo più in alto, Ghedino

Strategia, la definisce il Corriere:

screenshot.3

In qualunque modo la si voglia intendere, ha ragione l’avvocato: il Cavaliere è potente, molto.

Saremmo di fronte, insomma, solo ad una questione di lesa virilità:

Bisognerà accertare se Berlusconi è potente, come lui lascia intendere quasi ad ogni comizio, o impotente. «Ho capito. Vuol sapere se noi dovremo fornire prove? No, noi assolutamente no. La controparte, semmai, se crede...».

Querele a profusione, intimidazioni a mezzo stampa e tutto perchè hanno messo in dubbio che il nostro Re (delle) Sole possa fisicamente fungere da utilizzatore finale?Da questa surreale intervista a Ghedino, ricaviamo qualche lezione importante.

La prima lezione è che gli scudieri andrebbero scelti meglio: altrimenti appena allenti un po’ il morso, sparano fesserie come raffiche di mitraglia, con conseguenze spesso disastrose.

Cosa dire, ad esempio, dell’ultima Capezzonata?

(ASCA) - Roma, 3 set - ''C'e' da immaginare che la scelta di Dino Boffo - e quella del suo editore che l'ha immediatamente accettata- sia stata sofferta e difficile. Cosi' come sofferti e difficili devono essere stati questi giorni per Boffo, che merita da parte di tutti umana comprensione''. Lo afferma il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, il quale aggiunge: ''Ma cio' che e' politicamente, culturalmente e politicamente inaccettabile e' l'attacco sferrato dalla sinistra contro Vittorio Feltri''.

O della gaffe sesquipedale di Gasparri (vorrei dirla tracotanza, ma non penso lui capirebbe)?

"Non so quale sarà la pronuncia della Consulta sul Lodo Alfano ma noi supereremo un eventuale giudizio negativo". Lo ha detto il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri parlando alla Summer School della Fondazione Magna Carta a Frascati. "Avremo un avvocato, un Ghedini o Ghedoni - ha ironizzato Gasparri - che troverà un cavillo...".

La seconda lezione riguarda il merito della questione e concerne l’arte del depistaggio mediatico: avvocato Ghedini, lei dice che la querela a “l’Unità” vale a fugare i dubbi sulla virilità del Premier:

«È stata l'Unità a tirar fuori i problemi di erezione di Berlusconi».

Mi consenta: è una balla. Il primo a sostenere che Silvio avesse dei problemi al pennone fu, difatti, Vittorio Feltri: l’Unità si rifaceva a quanto egli aveva dichiarato dopo lo scoppio dello scandalo escort. Perciò andrebbe querelato l’attuale direttore de “il Giornale”.

giovedì 3 settembre 2009

Tre appunti sull’influenza nei media

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E cucchiamoci anche questo. A leggere l’enfatico titolone, l’articolo dovrebbe iniziare più o meno così:

“In un mondo devastato dalla crisi e dal Virus A, solo un uomo può sopravvivere e donare una nuova speranza alla specie umana. Il suo nome è Rambo: ha 24 anni, vive a Monza e ha sconfitto il virus.”

Su questo virus H1N1 per ora si fa tanto allarmismo e si sanno poche cose: tutto sommato è normale, visto che si tratta di una variante nuova di un organismo conosciuto (sempre quello dell’influenza cosiddetta stagionale: questo è un cugino di altro lignaggio) e che solo ora si sta diffondendo abbastanza da fornire valutazioni epidemiologiche adeguate. A quanto pare non è così cattivo come lo dipingono, ma naturalmente è molto pericoloso per le persone più fragili: anziani, cardiopatici e broncopatici, immunodepressi. Come avrete ormai letto dappertutto, non è l’influenza che uccide, ma le sue complicanze: in primis una polmonite sovrapposta (diciamo che il virus “prepara il terreno” perchè i batteri si scatenino). Quindi il vaccino è quanto mai necessario, anche se sicuramente porterà molti soldini alle case farmaceutiche: speriamo non ci marcino troppo sopra. 

Vedendo quest’istantanea che ho tratto dal sito de “la Stampa”, possiamo notare l’anticipazione del succulento ed illuminato* parere di un Carlo Rossella ipocondriaco per l’occasione: nel testo, che vi invito a leggere per bearvi nel vuoto cosmico in cui proietta, come sempre Rossella si dimostra lieve come una piuma e fresco come una rosa. Anche discettando delle sue presunte fobie di contagio, da uomo mondano e chic qual è, riesce comunque a citare qualcuno dei suoi viaggi internazionali (qui in Grecia e a Londra), prima di lasciarci con il prezioso consiglio di una casta astensione dai baci.** 

*dalle lampade abbronzanti, credo

*dello stesso tenore questo splendido pezzo del Corriere di qualche giorno fa, in cui l’ex-direttore del Tg5 regala altre perle su come tornare al lavoro senza stress, dopo le sudate vacanze.

mercoledì 2 settembre 2009

“I complici”, di Abbate e Gomez

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Uno dei pochi libri che  tra le pagine mantiene quel che  in copertina promette.  Tante storie di fiancheggiatori della mafia e una ricostruzione molto convincente del cosiddetto “periodo delle stragi” a cavallo tra 1992 e 1993. Spiega quasi ogni cosa e lo fa bene.

 

 

Piccole perle sparse qua e là:

- i nomi di tanti, noti e meno noti, con  alcune frequentazioni quanto  meno pericolose

- destra o sinistra per la mafia pari sono (le cosiddette cooperative rosse qualche scheletro nell’armadio ce l’hanno sul serio)

- da certe parti, se vinci le elezioni non importa di che partito sei: comunque avevi un amico degli amici alle spalle (magari un bossettino di secondo piano, ma c’è quasi sempre)

- quelli del Nord non si fanno molti scrupoli, se ci sono soldini che girano, a impastoiarsi con la mafia

- cos’è esattamente il 41bis, perchè la mafia ha begato per 10 anni per farlo abolire, perchè ora non bega più tanto

- il ritorno del boss: dopo quattordici anni, zio Binu (Provenzano) torna a casa, nascosto in una masseria vicino Corleone. Come nei film in cui una persona  dispersa rientra improvvisamente nella vita dei suoi cari, anche il ritorno di Binu mette in moto meccanismi disgregativi dell’equilibrio familiare. I figli non l’hanno quasi mai visto, hanno vissuto esistenze anonime e difficoltose a causa sua;  si lamentano delle decisioni paterne, della madre che ha sempre assecondato Binu nelle sue scelte

 

Aggiungo solo questo: molti politici italiani sono mafiosi, ma non lo sanno. Pensano che per essere mafiosi bisogna portare la coppola e usare la lupara, che bisogna essere stati “combinati” dal boss locale. Bene, se costoro leggessero questo libro ci si troverebbero dentro con tutte le scarpe, anche se i loro nomi non ci stanno e le vicende raccontate riguardano magari altri. 

martedì 1 settembre 2009

Le Frecce Verdi

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Dal dispaccio del sottotenente Renzo Bossi, infiltrato come agente segreto padano tra le amazzoni guardaspalle di Gheddafi con il nome in codice Al-Trotahili:

(Tradotto dal bergamasco):

“Caro padre,

la mia missione procede a gonfie vele. Qui tutti mi trattano benissimo, sembra che parlare fluentemente il bergamasco sia stata la carta vincente: ci capiamo a meraviglia. Mi fa paura, però, sapere che le nostre lingue sono così simili: saranno mica esseri umani anche loro? No, bando alle fantasie: dopotutto pure questi sono dei bingo bongo, anche se con la pelle più chiara. E comunque, egregio genitore, si vede che non sono molto furbi: quando ho suggerito che le Frecce Tricolori inviate da quei lader di Roma Ladrona avrebbero dovuto omaggiare la Libia con del fumo verde anzichè appunto* tricolore (ah, per inciso, vedi come uso bene le parole: appunto* mi viene dalle ripetizioni per il mio felice ultimo tentativo con la matura), loro ci sono cascati subito! Meno male che la bandiera di questo paese è verde come la nostra, così tutto è stato più facile. Ora non resta che far diffondere le note del Va’ Pensiero durante l’esibizione e la missione sarà compiuta. Oh, vedi di far ragionare quel tizio che comanda gli aerei: sembra l’unico ostacolo al nostro vessillo, ormai (magari fagli telefonare da Silvio, fagli promettere qualche signorina del luogo come regalo: Gheddafi ne ha tante…). Tra poche ore, finalmente, tutto il mondo conoscerà la nostra forza e dovrà chinare il capo alle nostre richieste (a proposito: cos’è che vogliamo? La Cassoeula riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, giusto?)

Padanamente tuo,

Renzo Al-Trotahili

*in italiano nel testo. (N.d.T.)