domenica 8 febbraio 2009

Consiglio di lettura

 

Consiglio questo bellissimo articolo di Luca Ricolfi da “La Stampa” di oggi:

Non possiamo saperlo

Molto meglio di quanto potrei mai fare io Ricolfi scrive  ciò che  penso della macabra danza che stiamo allestendo sul povero corpo di Eluana.

In particolare:

La maggioranza delle persone, su vicende come quella della povera Eluana, non ha certezze ma solo dubbi. Nessuno di noi sa che cosa si prova in uno stato vegetativo persistente, né se si provi qualcosa, né chi lo provi. Che cosa davvero significhi soffrire senza essere cosciente, o provare dolore senza pensare, ricordare, comunicare. Nessuno può sapere che cosa abbia sentito Eluana negli ultimi 17 anni, e se l’agonia pilotata di questi giorni sia una liberazione o l’ennesima e definitiva violenza sul suo corpo. Nessuno può sapere con certezza quale fosse la vera volontà di Eluana quando ha avuto l’incidente, e tanto meno quale sarebbe la sua volontà oggi, ammesso che possa ancora averne una. Per questo la maggior parte delle persone, anche quando ha delle opinioni, si rende conto che si tratta - appunto - soltanto di opinioni, che non può esistere, in casi come questo, una verità unica e incontrovertibile. Non così gli esponenti delle due chiese che in questi giorni si affrontano sui giornali e sulle tv.

4 commenti :

  1. Artemisia ha detto...

    Mi sembra una posizione ponziopilatesca.

  2. Verrocchio ha detto...

    Dipende se da questa posizione fai discendere l'inazione, oppure se ti adoperi per fare il meglio possibile.
    Forse avrei dovuto riportare anche quest'altra parte dell'articolo:

    "Da dilemmi come questi, purtroppo, non si esce mai con una legge giusta, ma solo con una legge rispettosa, che cioè rispecchi il più fedelmente possibile la sensibilità prevalente in una certa società e in un certo tempo, e possibilmente non umili la sensibilità di chi pensa controcorrente. Per questo è essenziale depoliticizzare il dibattito pubblico. Se sai che non può esistere la soluzione giusta, se sai che il tuo punto di vista non è l’unico possibile, se sai che la risposta alla maggior parte delle tue domande è «non possiamo saperlo», diventa naturale abbandonare il linguaggio della certezza e dello scontro, e passare al più civile registro del dubbio. Non cercare di imporre le certezze della maggioranza parlamentare, ma cercare di ascoltare i dubbi della minoranza."

    Dimmi se ti sembra meglio così.

  3. Anonimo ha detto...

    Giancarlo Cesana, medico cattolico ha detto in un'intervista:
    "I sostenitori dell’eutanasia sono generalmente anche i sostenitori del dubbio, i cosiddetti “laici”, mentre noi cattolici, sempre secondo questa versione di laicità, saremmo quelli che vorrebbero imporre la loro fede e le loro certezze agli altri. Questa vicenda rivela esattamente il contrario. Di fatto, da una parte viene negata ogni possibilità di dubitare e si afferma la fede certa di che cosa fosse il bene per Eluana. Dall’altra il dubbio e quindi il senso del limite davanti al mistero. Di fatto i sostenitori dell’eutanasia negano ogni possibilità di dubitare su quello che questa donna comprendeva, sentiva, soffriva. E che avrebbe potuto comprendere, sentire e soffrire mentre la uccidevano staccandole il sondino dell’acqua e delle altre sostanze nutritive. Insomma, si sa così poco che per ucciderla hanno dovuto sedarla. Un trattamento che evidentemente dice che i dubbi c’erano. E invece sono andati avanti. Questo atteggiamento mi ricorda la lettera che una signora scrisse al Corriere della Sera per contestare la posizione del professor Giorgio Pardi, medico abortista che poi ho saputo cambiò opinione pochi mesi prima della sua morte. Pardi sosteneva di non sapere se l’embrione avesse o no dignità umana. Ma questa, gli replicò la donna, è la stessa posizione del cacciatore che sente qualcosa che si muove in un cespuglio e, pur non sapendo se si tratti di una lepre o di un bambino, spara lo stesso."

    Laica Mente

  4. Verrocchio ha detto...

    Io spero che il padre di eluana abbia agito lacerato da dubbi: il dubbio non giustifica l'inazione. Si cerca di fare ciò che si crede meglio. Immagino la solitudine che assale chi prende una decisione come questa: far terminare la vita di un famigliare, cercando di ottemperarne le ultime volontà (a meno di non supporre la malafede, ma ci sono stati multiple sentenze ad escluderla).

    entrando nel merito della questione sofferenza/non sofferenza: il fatto che si sviluppino contrazioni muscolari (e i sedativi penso servano ad evitare queste clonie) non implica sofferenza, se una persona non possiede più i centri nervosi deputati a captarla. Paradossalmente, gli stimoli dolorifici possono anche essere presenti, ma non vengono rilevati dalla corteccia cerebrale (che non esiste più).
    Sempre parlando in via ipotetica, di una condizione specifica che non conosco, ovviamente.