martedì 4 marzo 2008

Ma tutto questo Alice non lo sa...



Sottotitolo: ma chi 'tte credi, Umberto Eco?




Non sempre quello che scrivi e quello che volevi dire coincidono. Almeno, a me capita. Da quando pigio sulla tastiera per tenere in piedi questo blogghetto, mi è accaduto di iniziare un post pensando ad un determinato argomento, ma di concluderlo questionando d'altro. Alle volte perchè non m'è riuscito rendere l'idea, altre perchè il discorso mi ha preso la mano: a scuola si direbbe che sono andato fuori tema. Volendo nobilitare la cosa, potrei sostenere che -romanticamente- ho seguito il flusso dei pensieri, sicchè son state le parole a guidarmi laddove volevano.
In certi casi, però, l'ambiguità può essere voluta e anche ricercata: in fondo, le parole son graffi vuoti sul foglio bianco ed è il nostro cerebro a riempirle di senso. Soprattutto poeti e cantautori sembrano perseguire questo scopo: a Francesco De Gregori si è spesso contestato un eccessivo ermetismo, ma egli lo rivendica perchè ognuno può scivolare lungo i suoi versi e costruirsi l'esegesi personale di ogni testo.
Si tratta di fraintendimenti? Non so. Dopo tutto, noi cerchiamo di dare a ciò che leggiamo un senso che abbia significato "per noi". E alle volte restiamo delusi quando scopriamo qual è la spiegazione ortodossa.

Faccio un esempio proprio da una bellissima canzone di De Gregori, "Alice".
C'è una strofa che mi piace particolarmente:

"Il mendicante arabo ha qualcosa nel cappello,
ma è convinto che sia un portafortuna.
Non ti chiede mai pane o carità
e un posto per dormire non ce l'ha.
Ma tutto questo Alice non lo sa..."

Ho sempre pensato che i primi due versi evocassero la presenza di pochi spiccioli nel cappello del mendicante, posto a terra accanto a lui. E mi sembrava un'immagine molto potente. Poi sono venuto a sapere che la strofa era stata rimaneggiata all'uscita del disco, nel 1973, per questioni di censura.
L'originale diceva:

"Il mendicante arabo ha un cancro nel cappello,
ma è convinto che sia un portafortuna...."

L'immagine è potente ugualmente, anche se diversa: dobbiamo figurarci il mendicante col cappello sul capo a nascondere quel che, verosimilmente, lo sta divorando. Forse il senso è più chiaro, però mi sembra meno "poetico".

7 commenti :

  1. Artemisia ha detto...

    Sono d'accordo. La tua interpretazione (che era anche la mia) e' molto piu' bella.
    In effetti De Gregori ha fatto delle canzoni bellissime (soprattutto quelle dell'album di Alice) ma, siccome mi sta un po' antipatico, talvolta ho pensato che ci prendesse per il naso con il suo presunto ermetismo.
    Bel post!

  2. Verrocchio ha detto...

    E' un uomo un po' ruvido, indubbiamente!
    E ha fatto canzoni molto belle (Pezzi di vetro, Le storie di ieri, La leva calcistica..., 1940, I muscoli del capitano,...), anche se son più legato ai "suoi anni '70".

    Anche tu interpretavi come me quella strofa? Bene, allora non ero io a pensare strano.

  3. Artemisia ha detto...

    "Pezzi di vetro" e' una delle mie canzoni preferite in assoluto. Non sai quanto volte la canto sotto la doccia. Un'altra canzone tipica da doccia per me e' Bufalo Bill.
    Ma te sei giovane, come fai ad essere legato a queste canzoni?

  4. Verrocchio ha detto...

    Che ci vuoi fare, tendo a preferire le cose passate a quelle presenti.
    Ho cominciato ad ascoltare De Gregori al liceo, perchè mia madre aveva comprato la cassetta di un live. Mi piace moltissimo quel modo ellittico di descrivere le cose, quel mondo malinconico che descrive. Per dire, lo preferisco anche a De Andrè.

    Penso spesso che avrei voluto esser giovane negli anni '70: ma forse sarei stato fuori posto anche lì.

  5. Verrocchio ha detto...

    Guarda caso, oggi su "La Stampa" c'è un'intervista a De Gregori.

    Verso la fine dice questo, rispondendo alla domanda "comincia a pensare alla vecchiaia?"

    «[...] Sì, il tempo passa, ma questo lo sentivo anche quando scrissi Rimmel, e avevo 24 anni: nel testo c’è già il sentimento del rimpianto. Il rimpianto te lo porti dentro anche a vent’anni. Il rimpianto mi accompagna da una vita. Ma mi sento il contrario di un vecchio. Forse rimarrò per sempre giovane».

  6. Artemisia ha detto...

    "E qualcosa rimane fra le pagine chiare e le pagine scure....
    ... fossi stato un po' più giovane l'avrei distrutto con la fantasia...."

  7. Anonimo ha detto...

    "...le parole son graffi vuoti sul foglio bianco..."
    Wow, mi piace troppo questa tua frase!!!
    Alfietto